Il ricordo di Carlo Orlandini, presidente di ASPHI, in occasione del venticinquennale di ASPHI (giugno 2005)
C’è stata alle nostre origini un’intuizione fondamentale da cui tutto è partito, ed è che l’informatica poteva essere un mezzo potente per dare più autonomia e quindi più libertà ai disabili.
Questa intuizione ebbe il nostro caro amico Giovanni Zanichelli che, a buon diritto, è considerato il fondatore di ASPHI.
Ce ne siamo accorti dai primi esperimenti e grazie al successo del primo corso nazionale per non vedenti organizzato a Bologna presso l’ istituto dei Ciechi Cavazza. E poi abbiamo constatato la duttilità dello strumento e così abbiamo intrapreso molta ricerca, molti tentativi, e siamo riusciti, una dopo l’altra, a mettere a punto molte applicazioni per le più diverse forme di disabilità.
Alcune parole di Giovanni, da un breve spezzone dell’intervista per RAI3, “La ricreazione è finita” (1988)
La testimonianza di Contardo Riccadonna, segretario generale di ASPHI dal 1987 al 1997 – ASPHInforma n.10 – maggio (2000)
Chi era Giovanni Zanichelli? Era certamente visione e profezia, ma soprattutto passione razionale che gli permetteva di “utilizzare” con lucidità il mondo circostante per i suoi obiettivi in aiuto ai disabili. Non esitò nel contempo a “compromettersi” in uscite a favore dell’integrazione dei disabili che suscitarono situazioni considerate “aziendalmente” non opportune; seppe però sempre farlo senza ferire.
Privilegiò sempre lo stimolo delle potenzialità all’assistenza, anche rigoroso nell'<em>inchiodare</em> i disabili alla loro parte di responsabilità.
Si propose come guida credibile, su cui si poteva contare. Poté permettersi una “gestione artigianale” di ASPHI, agevolando rapporti umani più diretti, meno strutturati e tempificati.
Volle veramente che in ogni caso l’ottimismo dell’azione vincesse sul pessimismo della ragione. Capì e cercò di far capire, e per questo fu anche scomodo, la differenza tra l’occuparsi di un problema e il risolverlo: su questa differenza costruì l’impronta di ASPHI.Giovanni non visse l’era della Information Communication Technology: probabilmente avrebbe saputo coglierne la forza e cercato di anticipare i tempi con nuove scommesse. Sempre però continuando a dirci che non ci sono tecnicismo ed organizzazione che tengano, se non accanto al continuo sforzo di capire le vere esigenze delle persone, alla disponibilità ad accompagnarle e spendersi al loro fianco senza risparmio, ogni giorno.
Un articolo di Alberto Melloni, storico – Corriere della sera (2007)